Sustainable Moth Challenge

La SuMoth Challenge è una competizione che mira allo sviluppo di imbarcazioni a vela efficienti e sostenibili. I team si cimentano nella sperimentazione, nel design e nella realizzazione di prototipi che rispondano alle caratteristiche della classe velica Moth. Queste barche raggiungono alte velocità grazie all’utilizzo dei foil, ovvero appendici che permettono di alzare la barca dall’acqua, riducendo così l’attrito al minimo. La competizione si articola in tre fasi: si passa dal progetto alla costruzione del prototipo in laboratorio, fino alla regata.

Il team Polimi

Attivo fin dal 2007, il Polimi Sailing Team è la squadra velistica del Politecnico di Milano. Coinvolge oggi circa 80 studenti provenienti da corsi di design, ingegneria e architettura, che lavorano insieme per progettare, costruire e testare la propria imbarcazione. Geometrie studiate per migliorare le prestazioni aerodinamiche, materiali sostenibili e sistemi di acquisizione digitale dei dati di navigazione in tempo reale sono alcuni degli elementi che caratterizzano i progetti del team. TETI e FEBE sono le due imbarcazioni realizzate negli anni 2021/2022 e 2022/2023: una volta perfezionate, hanno potuto navigare – quasi volando – sulle acque del Lago di Garda.

Risultati

2023

  • 1° posto "Top speed and Performance"   
  • 2° posto "New Concept Design"
  • 2° posto "Fleet Racing"

2022

  • 2° posto complessivo
  • Premio Miglior Design

Recruiting

Il team organizza il recruiting due volte all’anno: a settembre e a marzo. Dopo aver inviato la propria candidatura sul sito web del team, ogni studente parteciperà a un breve test scritto per far conoscere le proprie competenze e potenzialità.


Conosciamo il team!

Ciao! Il Polimi Sailing Team esiste ormai da parecchi anni: ci raccontereste qualcosa della vostra storia?

La squadra è stata fondata nel 2007 e ha partecipato a diverse edizioni della 1001 Cup, una competizione internazionale studentesca dedicata alle barche a vela. Dal 2019, però, ci siamo dedicati alla realizzazione di un prototipo di barca foilante, per poter partecipare alla SuMoth Challenge. Il mondo del foil è diverso da quello della vela classica, quindi abbiamo deciso di concentrarci sulla progettazione di questo specifico tipo di imbarcazioni.

Voi vi occupate di tutto ciò che riguarda la barca: dalla progettazione alla scelta dei materiali, alla realizzazione.

Sì, gli aspetti da considerare sono tanti, per questo siamo organizzati in diversi reparti: sensoristica, struttura, performance e short team, meccatronica e management. Possiamo così lavorare in autonomia: sia il singolo membro che il singolo reparto possono occuparsi della propria parte, che verrà poi messa insieme alle altre.

Durante l’anno ci sono periodi di progettazione, che sono più tranquilli, e periodi di costruzione della barca…e i ritmi di lavoro diventano più intensi: in laboratorio ci occupiamo dei processi di laminazione e di fusione, della reticolizzazione di alcuni materiali compositi (che serve a renderli pronti per l’assemblaggio)…

Importante è anche la fase di test, che di solito effettuiamo a Lecco. C’è una prima fase di preparazione della barca, della durata di circa 2 ore, poi eseguiamo in acqua le varie prove, che durano altre 2-3 ore. La barca viene guidata da uno skipper oppure trainata e seguita da un gommone, sia per sicurezza che per supporto. Dopodiché, si torna a terra e si elaborano i risultati dei test. Poi de-briefing e smontaggio del prototipo.

Come funziona una barca foilante?

La barca è dotata di un foil, ovvero un’appendice aerodinamica, che rimane parzialmente immersa in acqua e si comporta come un’ala fa nell’aria, permettendo all’imbarcazione di sollevarsi a una certa distanza dal pelo dell’acqua. Mentre la barca viaggia, l’aria sotto lo scafo la tiene sollevata, il baricentro è più basso e viene stabilizzato dallo skipper con un controllo meccanico tramite un timone. L’altezza deve essere controllata perché se il foil esce troppo dall’acqua, l’imbarcazione si ribalta.

Insomma, la vostra è una “barca volante”…

Sì, vedere volare la propria “creatura” sull’acqua è emozionante: durante l’anno te la immagini, la progetti, la costruisci da zero, la metti in acqua (con tutti gli imprevisti del caso), e quando la vedi viaggiare, vedi il risultato del lavoro di tutto il gruppo. Ed è una soddisfazione sentire skipper esperti dire che l’imbarcazione è perfetta e vedere tanti appassionati che assistono alla regata! Non sono molti i team universitari che si cimentano in questa esperienza!

Ci piace pensare di raccogliere l’eredità storica di Enrico Forlanini, inventore dell’idroplano, che frequentò il Regio Istituto Tecnico Superiore (diventato poi Politecnico di Milano), e di portarla avanti in una nuova fase di innovazione.

Quali sono le prossime innovazioni che sperimenterete?

Vorremmo rendere elettronico tutto il sistema di stabilizzazione, che ad oggi è di tipo meccanico: lo skipper regola l’altezza del timone con un comando meccanico. Cerchiamo di tenere il passo con le novità adottate anche in Coppa America. Si tratta di una sfida molto grande: dovremo progettare e costruire lo scafo di una nuova barca e nel frattempo testare i nuovi sistemi elettronici sulle due imbarcazioni che abbiamo costruito negli scorsi anni.